martedì 20 dicembre 2011

manca poco.

Devo decidermi a preparare le valigie.
Mi aspetta un inverno - inferno- ancor peggiore di questo.

venerdì 16 dicembre 2011

too much love will kill you.

Sono solo i frammenti dell'uomo che ero solito essere 
Troppe lacrime amare si stanno 
riversando su di me 
Sono molto lontano da casa 
E sto affrontando tutto questo da solo 
da troppo tempo 
Mi sento come se nessuno mi avesse mai 
detto la verità 
Su come crescere e sullo sforzo che avrebbe comportato 
Nella mia mente piena di confusione 
Sto guardando indietro per scoprire dove 
ho sbagliato 

Troppo amore ti ucciderà 
Se non riuscirai a deciderti 
Diviso tra l'amante e 
l'amore che lasci indietro 
Vai incontro ad un disastro 
perché non hai mai letto le indicazioni 
Troppo amore ti ucciderà - ogni volta 

Sono solo l'ombra dell'uomo che ero solito essere 
E sembra che per me non ci sia alcuna via d'uscita da tutto ciò 
Ero solito ridarti la felicità 
Adesso tutto ciò che faccio è deprimerti 
Come sarebbe se tu fossi nei miei panni? 
Non vedi che è impossibile scegliere? 
Non c'è alcun senso in tutto questo 
Qualunque strada io intraprenda, devo perdere 

Troppo amore ti ucciderà 
Come quando non ne hai affatto 
Prosciugherà la forza che c'è in te 
Ti farà gridare, implorare e strisciare 
E il dolore ti renderà pazzo 
Sei la vittima del tuo crimine 
Troppo amore ti ucciderà - ogni volta 

Troppo amore ti ucciderà 
Renderà la tua vita una farsa 
Sì, troppo amore ti ucciderà 
E non riuscirai a capire il perché 
Daresti la tua vita, venderesti la tua anima 
Ma sarà di nuovo così 
Troppo amore ti ucciderà 
Alla fine... 
Alla fine

                Queen


                

martedì 13 dicembre 2011

andarsene così.


Sarebbe splendido
amare veramente,
riuscire a farcela
e non pentirsi mai
Non è impossibile pensare un altro mondo
durante notti di paura e di dolore
Assomigliare a lucertole nel sole
Amare come Dio
usarne le parole
Sarebbe comodo
andarsene per sempre
Andarsene da qui
Andarsene così. 


                              Baustelle

 

tristezza.

Perché la tua assenza mi provoca tristezza?
Perché il tuo mefreghismo mi provoca tristezza?
Perché non riesco a non dare spazio alle illusioni? E a non cercarti tra la gente?
Triste mancanza. Tristi errori.
Tristi doveri verso me.

sabato 10 dicembre 2011

mad world.

Ogni volta che ascolto questa canzone c'è qualcosa che non va.
Ogni volta che l'ascolto è perché mi chiudo in me stessa.
Ogni volta che mi faccio incantare dalla sua poesia, da queste note, è perché ho voglia di piangere.
Non ho idea del perché oggi il magone mi stringe la gola, non so perché alcuni sogni mi tormentano la notte, non so perché non riesco ad andare avanti e resto qui in questa sorta di limbo, in attesa.. di cosa? E' tutto qui, a portata di mano. Esco, sorrido, rido, vivo. Ma dentro cosa c'è? Cosa c'era dentro quegli attacchi di panico che non arrivavano da un po'? Cosa c'era dentro quelle lacrime strazianti che non riuscivo a fermare?
In realtà non lo so, o meglio provo a non domandarmelo, so cosa c'è all'esterno però: solidi muri ormai, montagne di razionalità ed un grande autocontrollo.
Non mi chiedo più nulla, cerco di non pensare più a nulla, mi prendo in giro, fingo. Fingo come non mai. E con la persona più importante: con me stessa. Non l'ho mai fatto. Ed ora ho queste due persone dentro me, questi due mondi opposti, il razionale che schiaccia l'istinto. E vince, vince sempre.
Fingo che vada tutto bene, fingo di poter controllare tutto, controllare chi è più debole di me, mi faccio annientare da lei, dimentico l'egoismo e provo a dare il massimo, e se non ce la faccio mi tocca pagare il doppio perché la parte razionale si arrabbia e digrigna i denti, quella istintiva e per cui più fragile poichè più esposta ai dolori soffre e si addossa tutte le colpe. Fingo di non pensare a lui e ai suoi occhi, fingo che il cuore non sobbalzi quando lo vedo. So bene però che dovrei disintossicarmi da lui, che se abbasso le difese potrebbe insinuarsi in me e Cambiarmi, Modellarmi, a suo modo, che non è il modo che voglio io. Mi farebbe diventare ciò che non voglio. Fingo di non essere spezzata dentro. E' una lotta all'ultimo sangue ma quando si tratta di annientarmi vanno molto d'accordo le due me.

Ho capito qualcosa però negli ultimi tempi.
Prima pensavo che qualcuno potesse salvarmi ma ora è tutto chiaro: nessuno lo fa, nessuno è disposto a tanto. Tutti vogliono portarti sulla loro strada, vogliono farti perdere la tua. Sei sola quando cadi. Quindi tocca a te rialzarti, risalire la corrente. Salvarti.
Ho capito che sono diverse le persone durante la notte rispetto al giorno, io in primis. Quindi non potrai dire di aver realmente conosciuto qualcuno, di notte.
Ho capito che tutti vogliono approfittare dei tuoi lati deboli, servirsene per poi modellarti a loro piacimento. Quindi sta a te decidere se vuoi lasciarli fare.
Ho capito che, a volte, non abbiamo scelta, dobbiamo proseguire nel bene e nel male, ma pur sempre a modo nostro.
Ho capito che l'unica cosa che non voglio perdere è il rispetto per me stessa. Anche se l'offerta è piuttosto allettante.

Vedo intorno a me facce perse, anime consumate, occhi spiritati. Visi a pezzi, anime a pezzi, occhi a pezzi. Gente che nasconde, che si nasconde, che vuole dimenticare, che vuole arrendersi, che vuole sfogarsi. Sento parole ubriache e le vedo camminare tra la gente, traballando così come le gambe di ragazze altrettanto ubriache. Sento discorsi finti, costruiti da ogni singola persona per non passare da soli la notte, sento battutine sarcastiche e arroganti, sento gli occhi bruciare, le risate avanzare, la musica scemare. Vedo il mondo cadere a pezzi, nel locale buio, ingrigito dal fumo, ingrigito delle anime scure di chi lo frequenta, vedo il mondo cadere a pezzi, un uomo viscido che beve vino e vorrebbe una giovane compagnia, un uomo che in solitudine guarda il suo bicchiere, quasi privo di lucidità, sicuramente privo di vita, una donna che prova a far compagnia a chiunque entri dalla porta nera, gruppi di ragazzi che vogliono solo approfittare della situazione e gruppi di ragazze che vogliono solo dimenticare se stesse. Vedo il mondo cadere a pezzi, le anime spegnersi, e lo sento come casa mia. Ciascuno ha un suo buon motivo se sta li dentro, seduto a quel tavolo, seduto al bancone, circondato da mostri senza testa, a guardare Morgana, a conoscere chi ti porterà via il senno. Ciascuno ha il suo. Io non ti giudico, tu non giudichi me. Tanto siamo tutti sulla stessa barca.

ho visto per la prima volta i tuoi occhi, li per la prima volta i tuoi si sono poggiati su di me. Lì per la prima volta ti ho desiderato.
Da lì per la prima volta mi hai portata a casa tua e mi hai fatta innamorare del tuo amico più importante, lui che sente il rumore delle Tue chiavi e già scappa ad aspettarti alla porta, e mi hai affascinata con la tua vita, e ti ho permesso di farlo, ti ho permesso di parlare e di darmi qualcosa di tuo. La tua storia. Un grandissimo errore su cui però è inutile piangere. Perché è stato fatto. Perché ho guardato tra i tuoi libri e non si può tornare indietro, perché ho giocato a terra con il tuo migliore amico e lui ha giocato con me e non si può tornare indietro, perché siamo andati a fare colazione insieme e non si può tornare indietro. Perché dopo quella notte ti ho capito ma ormai non si poteva tornare indietro, ormai i tuoi occhi mi avevano rapita.

ho visto per la seconda volta i tuoi occhi che gelosi guardavano i miei, che sicuri guardavano i miei, e lì insicura ho finto, ho finto. Lì mi hai detto 'Andiamo a casa?' con la voce da bambino che a volte avrei così bisogno di sentire ma mai ci sarà, e lì ti ho lasciato andare via da solo. Impaurita, mi sono di nuovo negata.
Da lì ho cominciato a lasciarmi andare al tuo pensiero, costante, pressante, prepotente. Da lì ho cominciato ad alzare un muro ancora più solido proprio in corrispondenza della strada su cui ti ho incontrato.

ti ho visto per la terza volta, ti ho visto e ho sentito qualcosa salire in gola, il cuore  probabilmente, e ho sentito una fitta allo stomaco, non saprei definirla. Lì mi sono spaventata. Lì mi hai detto ' A te ti rapisco io' ed io mi sono lasciata rapire.
Da lì per la seconda volta mi hai portata a casa tua, ed il tuo 'cane' mi è saltato addosso ed io felice e spaventata vi ho lasciato fare, di nuovo ho lasciato che entrambi mi entraste dentro e mi conquistaste. Non mi sono più negata ma non mi sono lasciata modellare a tuo piacimento. Volevo andare via mentre non c'eri ma non l'ho fatto e non si può tornare indietro, ho respirato il tuo profumo, ho indossato la tua maglia e non si può tornare indietro. Non ho voluto fare colazione insieme. Non ho voluto parlarti e farti conoscere qualcosa di me che andasse oltre le apparenze, conosco tutta la tua vita, non sai neanche se ho una famiglia.
Da lì mi sono sentita abbandonata al ciglio di una strada, ferita, perché consapevole di non essere nulla, di non poter essere nulla, consapevole di dover allontanare il tuo pensiero e di non voler cambiare.

ho visto per la quarta volta i tuoi occhi, proprio quando stavo andando in astinenza, il mio cuore è sobbalzato, ho fatto finta di nulla, ho lasciato che mi nutrissi della tua voce e dei tuoi sguardi e ti ho lasciato andar via, consapevole di non voler cambiare.
ho visto per la quinta volta i tuoi occhi, troppo presto, sono tossici quando li si vede spesso, e lì non ho lasciato che mi nutrissi, ho lasciato che t'ingelosissi e mi guardassi, brava ad evitare i tuoi sguardi, brava ad essere stronza, brava a non farmi comprendere. Non più almeno. Ci avevo provato, a parlarti. Ci avevo provato. Posso essere una tra le tante figurine sul tuo album, o meglio, lo sono già, ma non posso permetterti di cambiarmi, non posso permetterti di farmi diventare ciò che non sono, ciò che vuoi, perché i pezzi poi li raccoglierei da sola. Perché mi faresti davvero a pezzi, mi annienteresti e mi sentirei sporca, sporca, e sola.
Ora lasciati guardare, lascia che io ti guardi, che ti osservi, che ti desideri. La magia svanirà e rimarrà solo un fuoco di paglia che dimenticherò presto. Devo solo fermare il cuore.


Mad World (Pazzo Mondo)
Attorno a me ci sono facce familiari
Posti sfiniti, sfinite facce
Radiosi e troppo presto per le loro giornaliere corse
Andando da nessuna parte, andando da nessuna parte
E le loro lacrime stanno colmando i loro bicchieri
No espressione, no espressione
Nascondo la mia testa, io voglio annegare il mio dispiacere
No domani, no domani

E io lo sento un tipo di divertimento
Io lo trovo un tipo di tristezza
I sogni nei quali sto morendo
Sono i migliori che abbia mai avuto
Io lo trovo difficile da dirlo a te
Perché lo trovo difficile da prendere
Quando le persone corrono in cerchio
È un molto, molto

Pazzo mondo

I bambini stanno aspettano per il giorno che si sentono bene
Buon compleanno, buon compleanno
Fatto per sentire il modo che ogni bambino dovrebbe
Siedi e ascolta, siedi e ascolta
Andavo a scuola ed ero molto nervoso
Nessuno mi conosceva, nessuno mi conosceva
Salve maestro dimmi qual è la mia lezione
Guarda nel modo giusto attraverso me, guarda nel modo giusto attraverso me.

                                                                                                               Gary Jules

  


 

martedì 29 novembre 2011

la città vecchia.

"Questa è una canzone che risale al 1962, dove dimostro di avere sempre avuto, sia da giovane che da anziano, pochissime idee, ma in compenso fisse. Nel senso che in questa canzone già esprimo quello che ho sempre pensato: che ci sia ben poco merito nella virtù e ben poca colpa nell’errore. Anche perché non ho ancora capito bene, nonostante i miei cinquantotto anni, che cosa sia la virtù e che cosa esattamente sia l’errore, perché basta spostarci di latitudine e vediamo come i valori diventano disvalori e viceversa .                                                            
Non parliamo poi dello spostarci nel tempo: c'erano morali, nel Medioevo, nel Rinascimento, che oggi non sono più assolutamente riconosciute. Oggi noi ci lamentiamo: vedo che c'è un gran tormento sulla perdita dei valori. Bisogna aspettare di storicizzarli. Io penso che non è che i giovani d'oggi non abbiano valori; hanno sicuramente dei valori che noi non siamo ancora riusciti a capir bene, perché siamo troppo affezionati ai nostri .
Tutto questo per dire che non ho nessuna verità assoluta in cui credere, non ho nessuna certezza in tasca, e quindi non la posso regalare a nessuno. Va già molto bene se riesco a regalarvi qualche emozione . "



La città vecchia
Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi,
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quello che ancor non sai tu lo imparerai solo qui tra le mie braccia.

E se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi di una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione.

Una gamba qua, una gamba là, gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là, col tempo che fa, estate e inverno
a stratracannare a stramaledire le donne, il tempo ed il governo.

Loro cercan là, la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra di un sorriso tra le braccia della morte.

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo pubblica moglie
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie.

Tu la cercherai, tu la invocherai più di una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai dilapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire "micio bello e bamboccione".

Se ti inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
In quell'aria spessa carica di sale, gonfia di odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano.

Se tu penserai, se giudicherai
da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai, se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli
vittime di questo mondo.


                                                                    Fabrizio De Andrè

 

lunedì 28 novembre 2011

non basta niente.

Adoro la libertà.
Adoro QUESTA libertà. Essere come voglio, chi voglio, cercarmi, sbagliando, sorridendo, o con gli occhi tristi. Dimenticando che giorno è e riprendendomi in mano al mattino. Tutto e il contrario di tutto.
Mi manca però passeggiare con me stessa, come quel giorno che sembra ormai lontano, il giorno in cui sono andata in stazione con me e camminavo leggera tra la gente, attirando sguardi e sorrisi, perché quando cammini sulle nuvole, senza peso, sei più bella. Ma le volte in cui mi vado bene si contano sulle dita di una mano per cui voglio continuare così, tentando, cadendo, camminando a tentoni, ma pur sempre con questa piccola libertà trovata, con chi come me non vuole essere giudicata, con chi si sta cercando. Libera.
E senza legami.
Quindi ti mando via, mando via dalla testa te che vuoi solo il mio corpo, mando via dalla testa le tue parole incomprensibili, i nostri discorsi senza inizio nè fine. Terrò con me solo i lividi sulla pelle che ora fanno male, ma quando scompariranno lo farai anche tu con loro. Volterò le spalle anche a te perché c'è molto dietro i tuoi occhi che non sono i miei, e c'è molto dietro i miei che non sono tuoi. Non basta guardarsi negli occhi e farsi del male.
Non basta. Niente. E non basteranno le altre notti che ci saranno perché non ci penetriamo con le carezze, non ci spogliamo con mani leggere, perché non ci stavamo cercando. E non ci avremo di giorno.
Bisogna distogliere lo sguardo per non ammalarsi. Ed io non voglio che tu sia la mia malattia.

lunedì 21 novembre 2011

punto.

Mi stai mandando in fiamme il cervello, il punto è che non me lo posso permettere. Altrimenti mi 'crolla in testa tutto il teatrino del cazzo' (come scrive Ammaniti).

aiutami a mostrarmi.

Eccomi. Quella brava ad essere sfuggente, quella distaccata che vuole proteggersi e quindi appare stronza è arrivata. Un paio di occhi l'ha stravolta e capovolta. Una vita poco sana l'ha stravolta e capovolta. Una voce, un cane. Qualcosa deve essere successo.
Eccomi. Mi stavo aggrappando ad un equilibrio, poco sano, ma un equilibrio. Ad una vita che mi permetteva di mantenermi a galla. E non voglio lasciarla, seppur sbagliata mi permette di sopravvivere. Eccomi che cado. E va bene così. Tanto le mie son state e son solo belle parole che fatico io stessa a rispettare.
E poi due occhi velati d'alcol mi hanno squarciato dentro, li ho voluti e ricambiata li ho respinti. E poi di nuovo li ho voluti e ricambiata li ho respinti. Li voglio ancora ma ora sono in un limbo, e da sola.
Fatico a lasciarmi andare, fatico a lasciarmi amare anche se mi si chiede solo di giocare, anche se mi si chiede solo di parlare. Ma tu guardami, come io faccio con te. E' proprio perché ti guardo che sono qui a pensarti, sono qui a volerti e a sperare di non essere un'altra tra le figurine sul tuo album da collezione, o forse a sperare di darti qualcosa in più nonostante sarò relegata in quell'album. Quindi tu guardami e capirai che quando ti respingo è perché sono spaventata come e più di una bambina, sono affascinata come una donna, e ti desidero come un'amante. Guardami perché sono tutte queste cose e con te voglio provare a mostrarmi.
Guardami tu, altro pianeta distante anni luce da me.
Tu che, concreto sotto le mie mani, forse sei destinato ad essere un sogno.

martedì 8 novembre 2011

26 ore infinite.

Mi è stato detto che se ora il mio colore preferito è il blu col tempo lo diventerà il nero.
Non so se esserne spaventata dato che anche ora prediligo molto il nero.
Mi è stato detto in una notte assurda, in una giornata infinita, conclusasi dopo 26 ore. Mi è stato detto da qualcuno un po' più grande di me, che dopo l'iniziale attrazione causata dalla similitudine e dalle stranezze che ci accomunano ho guardato negli occhi e mi son detta 'No, non voglio diventare così. Non voglio essere come lui tra qualche anno.' Forse scappo dall'inevitabile, forse mi racconto bugie.
Ciò che è certo è che non voglio che la mia vita giri intorno a fissazioni, non voglio ritrovarmi ancora senza un mio equilibrio, non voglio dire Sto bene senza pensarlo realmente. Non voglio vivere solo ed esclusivamente nel mio mondo e fingere che mi basti quello che ho.
E non voglio sentirmi così vuota, non voglio cadere in basso, perché valgo di più. Chissà se toccare il fondo è un passaggio fondamentale per risalire.
Questa notte non sarebbe dovuta esistere, questa notte mi ha portato solo domande, e uno strano disgusto. Questa notte mi sono guardata dall'esterno e a tratti mi sono sentita matura e piena di me, a tratti un'aliena. Dopo questa notte mi faccio troppe domande che feriscono.
In questa giornata di 26 ore ho potuto mettere a confronto ciò che è stato il mio bene, ciò che mi ha mantenuto a galla grazie al suo equilibrio, grazie ai suoi occhi limpidi e la sua sana risata, e ciò che non va in me, ciò che potrei essere, il basso in cui potrei scendere.
Dopo questa notte vorrei tornare una bambina cullata da braccia sicure, vorrei avere di nuovo paura dei serpenti senza nome e senza volto: non sapere ancora che faccia hanno i miei mostri.
Devo prendere tempo per me, ecco cosa. Devo riacquistare lucidità.

Ho scoperto però questa meraviglia...

Blu


Stai qui vicino a me è già quasi giorno
Blu intorno è blu
per noi si apre il cielo
io ti aspetto se lo vuoi
vieni insieme a me
mentre usciamo su un’altra realtà
senza chiederci dove si va
più leggeri della gravità
inventiamoci come si fa
come si fa
Sei sulla scia con me
io e te nella distanza
C’è una nuova età
Sai anche tu che ora è più di una speranza
Trova il tempo se poi
Io sarò con te
mentre usciamo su un’altra realtà
senza chiederci dove si va
più leggeri della gravità
inventiamoci come si fa
come si fa
Trova il tempo se poi
Io sarò con te
mentre usciamo su un’altra realtà
senza chiederci dove si va
più leggeri della gravità
inventiamoci come si fa
mentre usciamo su un’altra realtà
senza chiederci dove si va
più leggeri della gravità
inventiamoci come si fa
come si fa


                                                 Neffa

mercoledì 2 novembre 2011

stanchi.

-Cosa fai?
-Cerco di non piangere.
-Perché?
-Per mamma, per papà, per me.
Perché ha gi occhi stanchi, il cuore stanco. Le sue spalle sembrano cedere, le sue mani non sono più calde come un tempo. Il sorriso è tirato, e la voce è flebile. E' stanco. Sta cadendo. E se crollasse?
Sarebbe la fine di tutto, anche di me. Non vivrei senza di lui:è l'unica certezza che ho.
L'ho lasciato solo a sopportare tutto, senza nessuno con cui parlare perché parla solo con me. L'ho lasciato solo, non ha più i miei abbracci, io che mi accoccolo tra le sue braccia come ieri sera, che gioco con  lui e che rido come una pazza semplicemente perché sono felice che lui esista. L'ho lasciato solo e mi accorgo che non ha neanche più la forza per controllare me, che qualsiasi cosa dica o faccia ormai mi risponde solo 'Stai attenta' e non una parola in più. L'ho lasciato solo. E le lacrime che provo ad ingoiare mi bloccano il respiro. Di errori ne ha fatti ma è sulla sua di forza che contiamo.
Gli anni passano, si vedono sugli ormai tanti fili bianchi tra i suoi capelli, sulle sue mani stanche già da anni malate, e per lei, invece, finiscono le speranze. Trovo le bottiglie di alcol, le svuoto, la sento straparlare continuamente e a me il veleno sale in gola, la vedo non smuoversi, non far nulla, e tormentarlo solo.
T-O-R-M-E-N-T-A-R-L-O.
Per salvarlo la rinnegherei?

domenica 23 ottobre 2011

fix you.

Ho bisogno di calma questa sera, di qualcosa che culli la mia malinconia... non vedo nessuno, e mi lascio consolare dai Coldplay che con le loro parole mi stringono le mani per non farle tremare e mi riscaldano il cuore per farmi sentire meno sola. Sarà una di quelle sere in cui il bisogno di avere qualcuno al mio fianco è più forte che mai, qualcuno che non sia di passaggio, qualcuno che non brami solo il mio corpo ma voglia divorarmi l'anima.
Qualcuno che abbia sempre voglia di me, di avermi con sè, di amarmi ogni istante, qualcuno che mi somigli, che mi sopporti, che non cerchi di cambiarmi. Qualcuno con cui dividere, con cui con-dividere.
Qualcuno che mi spieghi i sogni orribili che faccio di notte, che mi sorrida al mattino, che si presenti a casa agli orari più impensabili, che corra da me. Qualcuno che mi rassicuri, che accetti i miei silenzi e che non cerchi di forzarmi volendo entrare dove non è permesso, volendo capire quello che non ho voglia di spiegare, volendo parole da parte mia ad ogni costo, parole che in quel momento suonano stupide e vuote e che non ho voglia di pronunciare. Qualcuno con cui riuscire finalmente a piangere fino a liberarmi di tutto il marcio che ho dentro.
Qualcuno che Capisca. Qualcuno che, forse, non esiste.
E' una di quelle sere in cui l'anima si ribella, vuole urlare, ma le mani non ce la fanno a starle dietro, la bocca si oppone, la mente implode. E' una di quelle sere che seguono una giornata pesante come un macigno, vuota, in cui tutto appare come realmente è, in cui tutto perde e acquista peso senza sosta, in cui mi sento così inutilmente inutile. Una di quelle giornate da cancellare, in cui sembra non esistere alcuna soluzione.

Quando ci provi al meglio che puoi
ma non riesci ad ottenere quel che vuoi
quando ottieni quel che vuoi
ma non è quello di cui hai bisogno
quando ti senti così stanco
ma non riesci a dormire
Bloccato al contrario

Quando le lacrime si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
quando ami qualcuno ma tutto va perduto
potrebbe andar peggio?

Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a stabilirti

Lassù o laggiù
quando tu sei troppo innamorato
per lasciar andar via tutto
e se tu non provi, non saprai mai
quali valori hai

Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a stabilirti

Le lacrime si versano sul tuo viso
quando perdi qualcosa che non puoi rimpiazzare
le lacrime si versano sul tuo viso ed io..

Le lacrime si versano sul tuo viso
ti prometto che imparerai dai miei errori
le lacrime si versano sul tuo viso ed io..

Le luci ti guideranno a casa
e accenderanno le tue ossa
ed io proverò a stabilirti.

                                             Coldplay

domenica.

La domenica è stata creata per riposarsi, per  dedicarsi alla famiglia.
Se penso alla domenica vedo una tavola imbandita, una grande famiglia seduta a rimpinzarsi per bene, a ridere, bambini che corrono ovunque e si divertono, ed il sole fuori da grandi finestre.
Se penso alla domenica vedo un parco, un uomo che stringe la mano alla sua donna mentre passeggiano lontano dal caos, dal traffico, in mezzo al verde, sotto al sole. In pace.

Nostalgia. Bisogno. Malinconia. Tristezza. Voglia. Mancanza. Desiderio. Occhi lucidi.
Eccola la mia domenica. Eccolo il vuoto che incombe e mi trascina con sè come una marea alla quale non riesco a sfuggire... La marea che ti assale quando sei fuori dalla tua vita, la osservi e ti accorgi che non ti è rimasto niente addosso.

strade.

La strada scorre sotto i miei occhi, lontani e persi...
La strada scorre sotto i miei passi, veloci e freddi...

Persa in un sabato sera come tanti,  tra strade diverse seppur tutte uguali.. Persa in un sabato sera tra facce e sorrisi ubriachi.. Persa in un sabato sera nella città eterna, tra milioni di persone.. eppure Sola.
Persa in un sabato sera alla ricerca di quel che sono. Col solo desiderio d'Amare.

mercoledì 19 ottobre 2011

ipocrisia portami via.

Non sono qui per dibattere di politica. Parlo solo di ciò che vedo. Parlo di coerenza e di morale.
Sabato io c'ero, ero tra gli studenti, manifestanti pacifici, con uno striscione in mano ed un sorriso sul viso.
Non voglio parlare di cause, motivi, ci sono posti e modi più adatti per farlo. Voglio solo esprimere un'opinione, che ora non riesco a reprimere perché ho rabbia. Rabbia causata dall'ipocrisia di noi italiani.
Il 15 Ottobre si è svolta una manifestazione con duecento, trecentomila persone o forse  di più, comunque una marea di gente che con un sorriso è scesa in piazza, ha invaso le strade di Roma, ha occupato la tangenziale. Forse perché non c'è consentito altro modo per metterci in mostra, in evidenza. Bene, ora l'attenzione è tutta su di noi. Certo. Ma sulle persone sbagliate. Perché come al solito, l'informazione è monopolizzata, strumentalizzata a favore di chi ci governa. Ora l'attenzione è su quei 500 che hanno messo a ferro e fuoco Roma, e per causa dei quali siamo stati tacciati tutti di 'violenza'. Questi 500 può darsi siano stati realmente addestrati in Grecia, può darsi siano stati pagati. Può darsi siano soltanto arrabbiati. Non mi permetto di parlare,  non sta a me, ventenne e immatura (o forse solo troppo poco informata) indagare questo movimento. Di certo mi faccio le mie idee ma non le dico qui. Sto scrivendo solo perché sono Indignata. Indignata per il processo mediatico che si sta facendo a quel ragazzo, soprannominato ‘Er pelliccia’, per intenderci quello fotografato mentre lanciava un estintore. Siamo tutti d’accordo che il suo gesto è da condannare, che certe azioni sono anche da ‘vigliacchi’ se vogliamo, sono comunque violente, feroci, e devono essere pagate. Ora se c’è una giustizia in Italia questo ragazzo pagherà, e forse capirà che così facendo non si va da nessuna parte. Ma si prenderà le sue responsabilità e pagherà. Ma questo processo non sta a noi farlo, sta agli organi competenti!  Leggevo dei commenti sotto un video de La Repubblica, tra questi una ragazza ha linkato l’indirizzo del profilo di Er pelliccia, e la curiosità mi ha spinto ad entrare, ho letto dei commenti orribili sotto le sue foto! Minacce, insulti, a lui e alla sua famiglia! Che si fa allora, si aborrisce quel gesto perché violento ma si vuole farla pagare a lui con altrettanta violenza? Ma un cervello ce lo abbiamo? E’ stato preso davvero come capro espiatorio! Immagine simbolo di un movimento, quello dei black bloc, a cui molto probabilmente non appartiene! E allora se vogliamo essere dalla parte del giusto, se vogliamo mettere le mani avanti condannando la violenza del 15 Ottobre dobbiamo sperare e lottare perché giustizia ci sia! ( E non solo in questa situazione, sia chiaro)! Non minacciare o dall’alto della nostra superbia condannare la sua vita e la sua famiglia! Tra l’altro ulteriore indignazione è nata dopo aver visto un servizio del Tg di La7 in cui lo si descriveva basandosi sul suo profilo di facebook! Ciò se lo si può aspettare dal Tg5.. sono sconvolta! Bravi solo a sparare giudizi, condanne… e poi cosa leggo? ‘Se avessero dato fuoco a Montecitorio le reazioni sarebbero state opposte.’ Ma allora siamo o non siamo contro la violenza?!

lunedì 17 ottobre 2011

spazi d'universo (?)

Lo sento quando provo ad uscire dal guscio e questo è uno di quei periodi. Lo sento perché provo a prendere in mano me stessa, a mandare avanti la mia vita nel modo migliore. Lo sento perché, spesso inconsapevolmente, provo ad impadronirmi di ogni cosa possibile, anche se la notte nel silenzio e nel buio di una stanza è tutta un'altra storia. Provo a risalire, a respirare. Provo. Non è detto che ci riesca, ma è meglio di nulla. Sono tornata ad uno dei punti focali del circolo vizioso che costituisce la mia vita. Voglio vedere quanto durerà. Voglio vedere per quanto riesco a sentirmi all'altezza.
So che potrei crollare da un momento all'altro, come è già accaduto, come accadrà. C'è un confine sottilissimo tra la luce e il buio, e tra questi vi è un porzione quasi impercettibile di penombra. Sono stata in tutti e tre i luoghi, Li ho visitati, facendo della penombra casa mia, forse perché è il posto in cui vivere è più facile.
Cos'è la penombra? E' la via di mezzo, in cui si trovano l'apatia, la noia a volte, l'indecisione. La lotta per non retrocedere, la mancanza di forza necessaria ad avanzare. Credo sia la casa più brutta che una persona possa scegliersi.
Poi c'è il buio. Il buio credo sia la malattia, dalla depressione alla follia. E' il fondo del pozzo. Se un qualche Dio c'è, e se io stessa ci sono, forse gli sfuggirò. Ed è una lotta estenuante se sei cresciuta con l'esempio di chi ci vive da anni in quel pozzo, senza essere riuscita a risalire. Se vieni da una famiglia in cui molti hanno ceduto all'ebbrezza di quel volo verso il basso per poi non distinguere più tra l'oggettivo e l'irrazionale, e altri (dopo aver compreso di essere dall'altro lato e non essere riusciti più a tornare indietro) hanno preferito porre fine alla loro vita 'ambigua'. Credo sia un attimo. Qualche strano meccanismo nel cervello non funziona più, va in cortocircuito, e tac sei di là, nel buio. In fondo al pozzo. E non lo sai neanche. Perché per te che ci sei quella è l'unica realtà possibile, l'unica che concepisci. Gli altri sono folli. Tu sei dalla parte del giusto. E continuo a chiedermi se non sia vero. Se loro non sono gli unici a guardare al di là di ciò che tocchiamo, al di là delle abitudini, al di là dello schifo che abbiamo intorno.
E infine c'è la luce. Non ho molto da dire di questo spazio d'universo. Forse riesci a vivere pienamente, quello che sei, nel modo che vuoi. Riesci a sorridere di ogni cosa, a darti forza, coraggio. A rialzarti sempre. Forse luce è sinonimo di forza. Forse. Per quanto mi riguarda credo che vivere nella luce sia questo, un passo più avanti. Un giretto prima o poi tutti ce lo facciamo li, una sera, un'ora di vita. Un'ora d'amore. Un'ora fuori dal mondo.


Volevo solo cercare di vivere ciò che spontaneamente veniva da me. Perché fu tanto difficile? (H. Hesse - Demian) 

domenica 9 ottobre 2011

un'ora.

Un'ora di benessere. Un'ora in cui puoi essere ciò che vuoi, puoi essere chi sei. Un'ora in un posto in cui nessuno ti guarderà mai dall'alto in basso, nessuno noterà quanto sei strano, nessuno penserà che non sei all'altezza. Un'ora in cui ognuno s'interessava a ciò che voleva, senza avere facce di circostanza o atteggiamenti forzati.
Sorridere del sorriso di uno sconosciuto, sorridere al sorriso di una bambina, sorridere della risata di un uomo, sorridere e basta. Un'ora di musica, di facce comuni e non. Un'ora di serenità.

sabato 8 ottobre 2011

pensieri sbronzi.

C'è chi passa di letto in letto alla ricerca di un po' d'amore o divertimento. C'è chi passa tutte le notti fuori perché la vita è una quindi tanto vale godersela attimo dopo attimo. C'è chi vuole solo sbronzarsi, ballare, perdere coscienza e poi 'non sa che fare la domenica pomeriggio se piove'. Il mondo è grande, è vario, giusto? Così si dice. Ed in mezzo a tutta questa moltitudine di gente ci sono io. E non perché sono diversa dagli altri, anzi non spicco in nulla, semplicemente sono io.  Io che preferisco passare una serata su delle gradinate con una birra in mano, con una felpa e un paio di jeans, piuttosto che andare in discoteca ed essere accerchiata da uomini che sembra non vedano donne da anni. Io che non ho mai dormito con nessuno a parte lui, fino a questa notte. Io che non mi sono mai svegliata con nessuno a parte lui, fino a questa mattina.
Io che però, nonostante questo, non ho mai abbracciato nessuno in un letto tranne lui, non ho mai dato un bacio a nessuno al risveglio se non a lui, Io che non ho mai fatto l'amore con nessuno, se non con lui. Io che esco, mi diverto, bevo, rido, gioco, ma anche se ho vent'anni non penso che debba essere questo l'obiettivo delle mie giornate, della mia attuale vita. Penso che ci debba essere una componente di ogni cosa: studio, divertimento, impegni.
Amore. Non mi va di sputtanarlo così.  E' così bello l'amore. Quanto vorrei che tornasse a scuotermi e finalmente mi liberasse dalle catene che mi tengono legata a lui, ancora, ancora. E sempre.

venerdì 7 ottobre 2011

basso sfogo.

Ecco credo che in realtà io non mi sforzi più, sarà per stanchezza, sarà per le manganellate che ho ricevuto  in testa, sarà perché sono demotivata, sarà perché ultimamente non me ne frega di nessuno, o perché non vedo accanto a me nessuno che può meritarli, o meglio nessuno che combaci con me, qualcuno con cui sorridere spensieratamente, sentirmi al posto giusto accanto a lui.. insomma.. non mi sforzo. Il punto è questo. La colpa è mia. Fai questo, fai quello.. perché? Bisogna essere così, bisogna essere colì.. perché? Insomma, chi lo dice?
Per chi? Per me certamente, lo so, ma son la prima a non meritare il meglio, a non saperlo accettare, a non saper vivere la vita. Che cosa triste quella di non riuscire quasi più a cogliere il buono delle piccole cose, e che basso sfogo.

Valparaiso.

Insegui Sirio
Sul mare
Casa dove il mio vero amore mi sta aspettando
Lega il vento del Sud
A vele spiegate le stelle
Usa il chiaro di luna
Così lei può andare sicura
Intorno al Capo Horn verso Valparaiso

Rossa la luce del porto
A tribordo il verde
Come lei saprà dei diavoli che ho visto
Traversare il mare, stella del mare
Sotto il chiaro di luna, qui lei può andare sicura
Intorno al Capo Horn verso Valparaiso


E ogni strada che ho percorso vuol prendere nota il mare
Con ogni promessa non mantenuta nel mio sacco
E ogni amore vuol ancora mandare la nave del mio cuore
Sul mare oscillante

Se io morissi
E l'acqua fosse la mia tomba
Lei non saprebbe mai se io sono dannato o salvo
Vedi il fantasma volare sull'acqua
Sotto il chiaro di luna, qui lei può andare sicura
Intorno al Capo Horn verso Valparaiso
                                                                              -Sting-

 

L'insostenibile leggerezza dell'essere.


  Un venerdì pomeriggio come tanti altri, solo un po' di pioggia e vento in più che però non spazza via nulla, nè la tristezza, nè il malessere che schiaccia lo stomaco. Mi sono fermata quest'oggi ed ora capisco che è l'ultima cosa da fare, perché in questo modo i pensieri hanno più spazio, più strade per raggiungermi. Mi son fermata ed invece di assaporare l'aria improvvisamente più fresca o lasciarmi accarezzare dalla pioggia mi son lasciata andare, mi son chiusa in me, ho deciso di scendere in basso. Forse è l'unica condizione in cui riesco a stare.

 La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza.
 
Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
  
Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle
, ci si vuole abbandonare ad essa. (Milan Kundera)

Un

 La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza.
 
Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
  
Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle
 Ci si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli, si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in basso, ancora più in basso.
  
  Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare ad essa. (Milan Kundera)

martedì 27 settembre 2011

dubbio.

MI chiedo se tutto questo malessere non sia una richiesta d'aiuto. Una richiesta inconscia.
Ho sempre creduto di sapermela cavare da sola, di star bene anche senza l'appoggio degli altri, ho sempre reclamato i miei spazi ed odiato chi con la forza voleva entrarvi. Ed ora tutto questo non passa: "dolore di testa, dolore di occhi, dolore di cuore". Perché? Sto domandando aiuto?

giovedì 15 settembre 2011

piccolo sfogo.

E' incredibile quanto sia  errata la percezione che noi uomini abbiamo della realtà, soprattutto riguardo le situazioni che ci riguardano personalmente. Ci lamentiamo, soffriamo, crediamo che tutto il mondo ci sia contro, ma la verità è che non facciamo altro che lagnarci, protestare, prendercela con tutto e tutti, però in fin dei conti di fatti non ne facciamo. Concretamente guardiamo solo il mondo correre via, le possibilità sfilarci davanti agli occhi, e noi rimaniamo inermi, a crucciarci, a piangerci addosso.
Beh, sono la prima a farlo, ho dei periodi neri, mi lascio andare, perdo le occasioni, mi chiudo in me stessa, però non mi lamento. Sono consapevole che alcune cose ce le andiamo a cercare, e se ciò accade ripetutamente vuol dire che o cambi tu e il tuo modo di approcciarti alla vita, o la smetti di frignare.
Ecco, abbiate compiacenza per i miei nervi, non venite  a frignare giorno e notte se l'unica cosa che fate per il vostro presente e per il vostro futuro è stare sul divano!

cambiare.

E' strano: ho passato tanti anni a desiderare di andare via, scappare dal mio paese, cambiare la mia vita, diventare un'altra persona ed ora sono a Roma da circa un anno e ho le lacrime agli occhi per la felicità di tornare a casa!
Roma, la città dei miei sogni.. Roma, la città della quale mi sono innamorata da piccola.. Roma.. la città che, anni fa, osservando Castel Sant'Angelo di notte, ho deciso sarebbe stata la MIA città!
Quest'ultimo anno è stato certamente difficile, pieno di alti e bassi, causati da mia madre, dalla cattiva salute di mio cugino..che dolore sapere che un pezzo del tuo cuore di 15 anni ha un tumore! Dall'essermi lasciata con il mio ragazzo.. dall'aver scoperto un sacco di bugie da parte di una persona che mi stava accanto da qualche anno e della quale mi fidavo ciecamente.. insomma tutte queste cose hanno contribuito a non farmi trascorrere un anno facile.. ma principalmente i periodi bui sono stati causati da me stessa, dalla mia passività, dalla voglia di non reagire, dal mio lasciarmi andare...
Non me lo sono goduto quest'anno a Roma. non come avrei voluto, non come mi aspettavo!
C'è anche da dire che ho passato momenti fantastici con le mie due amiche e coinquiline, uscite memorabili: la sbronza assurda in discoteca per il mio compleanno, le serate a Campo de' Fiori, Piazza di Spagna, le giornate di shopping irrefrenabile.. il concerto di Vasco che sognavo da anni!! O semplicemente le serate in casa, a chiacchierare di tutto, a ridere, in compagnia di un bicchiere di vino o di un buon film! Le persone che ho incontrato nonostante la mia difficoltà a dimostrarmi amabile con chi non conosco, tutto per celare la mia insicurezza! L'università che tutto sommato è andata bene, non ho raggiunto tutti gli obiettivi ma nel complesso me la sono cavata! Chi potrà dimenticare tutto questo?
Eppure ora mi ci sento stretta qui, devo, voglio tornare a casa! Sono scesa davvero pochissimo tra le mie montagne quest'anno, solo per le feste comandate, ma avevo un gran bisogno di staccare la spina, di allontanarmi! Però chi l'avrebbe mai detto che un giorno mi sarei sentita stretta a Roma? Invece è così.. quindi oggi preparo la valigia ( che in realtà non avevo neanche disfatto) e torno a respirare l'aria di casa per qualche giorno prima che inizi il nuovo anno accademico! Vado ad abbracciare forte chi mi manca!
Quest'anno sento l'esigenza di cambiare, in realtà non volevo neanche più condividere l'appartamento con le mie due amiche, volevo ripartire da zero e pensare solo a me stessa finalmente! Ma non l'ho fatto, come al solito, forse non è giunto ancora il momento, quindi sarò con loro un altro anno, ma poco male! Oggi mi sento carica, quest'anno voglio cambiare! Voglio riprendermi me stessa!

mercoledì 14 settembre 2011

ci sono anch'io.

Insomma non sono qui per lamentarmi: sono qui per sfogarmi.
Questa vita mi sta stretta, questa situazione mi sta stretta. Questo mio rispettare le esigenze altrui, andargli incontro in ogni modo per poi ritrovarmi sul punto di esplodere, o forse implodere, anche questo mi sta stretto.
Mi conosco nel profondo, so quanto io sia furba e a tratti egoista, ma mai come in questi mesi non lo sono stata, ed ora cosa mi ritrovo? Dubbi, musi lunghi e la prospettiva di mesi molto duri.
E' così difficile rispettare, aspettare, pazientare, però l'ho fatto, e continuo anche ora. Ma a tutto c'è un limite. Perché gli altri non prendono una propria posizione, delle loro iniziative? Perché avete lasciato tutte queste decisioni sulle mie spalle? Non posso mettere d'accordo tre persone, tre mentalità diverse.
A questo punto se agli altri non vanno bene le mie idee, ed anche le mie di esigenze (siccome anch'io ce l'ho) perché non dividersi? Svegliatavi un po', insomma!

venerdì 9 settembre 2011

al solito.

In fondo son stanca di trascinarmi dietro questi rapporti consunti, faticosi e frustranti. Raramente riesco a lasciarmi qualcosa alle spalle, quando lo faccio è definitivo nonostante mi capiti di pensarci, ma proprio per questo difficilmente riesco a mettere punti alla fine di alcuni rapporti. Così, sono immersa in pensieri, situazioni e mancanze che continuano ad emergere e a lasciarmi insoddifatta.
Vorrei novità e sorrisi, però forse questo significherebbe trascinarmi dietro una nuova situazione insoluta, e non so quanto questo mi convenga...

martedì 30 agosto 2011

Una storia sbagliata.

E' una storia da dimenticare
è una storia da non raccontare
è una storia un po' complicata
è una storia sbagliata. 


Cominciò con la luna sul posto
e finì con un fiume d'inchiostro
è una storia un poco scontata
è una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia di periferia
è una storia da una botta e via
è una storia sconclusionata
una storia sbagliata. 


Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata. 


Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

E' una storia vestita di nero
è una storia da basso impero
è una storia mica male insabbiata
è una storia sbagliata.

E' una storia da carabinieri
è una storia per parrucchieri
è una storia un po' sputtanata
o è una storia sbagliata. 


Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Per il segno che c'è rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere piu' come e' andata
tanto lo sai che è una storia sbagliata
tanto lo sai che è una storia sbagliata.
                                                     
-Fabrizio De Andrè-

giovedì 25 agosto 2011

Declino.

A volte mi chiedo se tu ti senta la causa di ciò che sono ora.
A volte quando mi guardi, quando mi sfiori la pancia, quando mi dici -Dovresti mangiare di più-, mi chiedo se ricordi quando è cominciato tutto questo.
A volte quando mi tocchi, quando mi chiedi un minimo di amore, o passione, o qualsiasi altra cosa, anche solo cinque minuti insieme, mi domando se ricordi quando tu li rifiutavi a me, quando mi hai lasciata da sola con me stessa, senza forze, preda di una vita che non volevo, di lacrime che non volevo, di ansia e attacchi di panico che non volevo, di tremori che non volevo, di una famiglia che non volevo. Tu unico mio centro del mondo, tu unica mia ragione, tu unico mio orecchio, unica mano che mi asciugava il viso, unico occhio a cui avevo permesso di osservare, vivisezionare tutte le mie ferite... tu mi negasti tutto, ricordi? Mi abbandonasti così, non meritevole neanche di uno sguardo, di una parola.
A volte quando mi guardi, quando mi sfiori, quando provi a salvarmi da me stessa, ti chiederei: -Ti ricordi? Ti ricordi quando non dormivo per nulla, quando non mangiavo niente, ricordi quando mi lasciasti sola? Ricordi che mi accontentavo di così poco, senza dignità, solo per amore? Ricordi quanto ho pagato e pago ancora un mio unico errore? Scommetto di no.. Non ricorderai neanche di quanto ora mi faccia in quattro per te, di quanto non ti faccia scontare nulla, non ti negherò mai una mia parola, o il mio amore, ma mai più te lo dimostrerò perché non credo più in te.-
No, non ti dirò mai tutto questo, non ti ricorderò quando è iniziato tutto...

venerdì 8 luglio 2011

onde.

La vita sa essere così travolgente e intensa a volte, le sue onde ti sbattono da uno scoglio ad un altro, fa male certo, ma quella sensazione di vissuto e di pienezza non la dimentichi più, non la rimpiangi.
Assapori i secondi, gli attimi, gli sguardi, le risate, quelle lacrime di gioia, di realizzazione..
E poi ti ritrovi così, con le ferite addosso, sanguinanti, salate, a guardare il cielo da sola, con una prospettiva dolorosa dinanzi agli occhi, per te e per la tua famiglia.. ti ritrovi da sola, approdata ad una riva che non ti appartiene se non per i rifiuti di cui è sporca. La semplicità, la limpidezza delle onde che hai di fronte non sono per te.

lunedì 27 giugno 2011

matassa.

Questo tempo scivola addosso come acqua, che a volte tenti di cogliere con le mani ma che inevatabilmente scappa via e tu non puoi far altro che osservarla nella sua fuga, e nel migliore dei casi berla il più possibile.. o  quantomeno bagnarti le labbra.
Non so bene cosa sto scrivendo, grovigli di pensieri nella mente, ogni filo di questa matassa prende una sua direzione ma tutti convergono in un punto esatto, lo stesso.
Quanto vorrei riuscire a sgrovigliarla, ad arrivare al punto nevralgico di tutto, al punto cruciale, ma ogni tentativo sembra vano. Quindi mi lascio trasportare, almeno questa notte, dal mio animo malinconico, confuso, offuscato... e forse domani ricomincerò a seguire il percorso dell'acqua, del tempo, mi lascerò capovolgere dalla vita. Chi lo sa.
Fatto sta che non riesco mai a vivere nel presente.


Senti l'anima soffrire? La sua voce è acuta, stridula, sembra avere due mani alla gola che stringono, soffocano. Il suo urlo è straziato, ora quasi scomparsa.
Urla, ti prego, ricomincia ad urlare, anche se dovessi superare la mia stessa voce.

domenica 26 giugno 2011

nitidi pensieri.

E poi mi sento infinatamente piccola di fronte alla vita, a questo flusso continuo di avvenimenti che ti travolgono, ti schiacciano e a malapena ti danno il tempo di respirare.
Mi sento infinitamente piccola quando mi rendo conto che il domani è così incerto, e può sopraffarti da un momento all'altro e tu, tu non puoi far altro che lottare con le tue spalle larghe, con il tuo cuore che si sbriciola sempre più, con la forza che a volte gioca a nascondino e son finiti i posti in cui cercarla.
In una notte in cui ragiono così lucidamente mi sento infinitamente piccola di fronte ai problemi e ai bisogni altrui, e vorrei azzerare i miei, non quelli di quest'attimo che son piccolezze, ma quelli che si trascinano da una vita, di fronte ai quali non puoi dire 'Passerà' proprio perché non passerà, è questa la realtà che ancora a volte fatico ad accettare.
Eppure vorrei azzerarli, vorrei avere davvero la forza di affrontare la vita quotidianamente, lasciarmi affascinare da dubbi, incertezze, destino e casualità. Mi sento così piccola se penso a quanto sarà dura lottare anche in futuro per trovare il mio spazio nel mondo, se c'è uno spazio per me nel mondo. Fino ad ora non l'ho visto.
Spero di avere le spalle enormemente larghe, sinceramente.

sabato 25 giugno 2011

pensieri notturni.

Non scrivo da un po'.. in effetti forse perché non c'è nulla da dire, e se qualcosa cerca di salire in superficie lo rimando giù. Ho voglia di vivere, e pensare il meno possibile, vivere, immaginare, ma camminare finalmente con i piedi piantati per terra e lo sguardo alto. Ho voglia di immaginare la magia dentro i tuoi occhi, ma anche svegliarmi ed essere consapevole che nulla di tutto questo è possibile.
Qualche fremito al cuore (reale) fa bene, ogni tanto.

giovedì 16 giugno 2011

un bel sogno.

Eppure era un bel sogno.
Di quelli che non si fanno spesso, che arrivano nei momenti più inaspettati, che cominciano a colorarti le giornate, a ridarti la forza, il sorriso, la voglia di andare avanti. Ti fanno aggrappare a qualcosa: la speranza.
La speranza in te che ora, però, ho dovuto accantonare. Perché non esisti, o meglio non come io ti immaginavo.
Un castello di sabbia crollato, bugie dritte al cuore. Ma era pur sempre un bel sogno, di quelli che ti aprono gli occhi, ti fanno capire cosa intorno a te vale la pena di vivere, perché ciò che vorresti davvero purtroppo non c'è.
Mi hai fatto capire quanto fosse facile ingannarsi da soli, quanto fossero fragili alcuni legami. Mi hai tenuto compagnia nei momenti di apatia, mi hai dato la forza nelle notti più difficili da superare, mi hai dato le tue mani per scriverci sopra ogni dolore, i tuoi occhi per non guardare da sola il mondo, le tue spalle a cui aggrapparmi quando non ce la facevo più a camminare, la fiducia quando volevo mollare. Mi hai dato il sorriso. E la tua forza, anche quando non ne avevi. MI hai dato notti colme d'amore, mi hai dato brividi alla schiena, mi hai fatto respirare a pieni polmoni anche quando ero in grado solo di boccheggiare.
Non lo dimenticherò mai.
Comunque andrà, ovunque andrai, se mi perderò. Non lo dimenticherò mai.
Le bugie le ho dimenticate perché in qualche modo assurdo mi hai dato la vita quando volevo solo morire.
Ed in qualche modo assurdo ti ho amato.

mercoledì 15 giugno 2011

stupidi pensieri.

Sono arrabbiata. Sono cambiata.
Non c'è neanche la luna a farmi compagnia.

lunedì 13 giugno 2011

Dolcenera.

Nera di malasorte che ammazza e passa oltre,
nera come la sfortuna che si fa la tana dove non c'è la luna, luna,
nera di falde amare che bassano le bare.
                                                                     -Fabrizio De Andrè-

domenica 12 giugno 2011

frustrazione.

Dover assumere sempre un ruolo è pesante e frustrante. Non poter essere sè stessi lo è ancor di più.
Non sapere neanche chi si è lo è ancora, ancora di più.

venerdì 10 giugno 2011

Era e non è.

Cammino sotto al sole, poi una sosta: il vento mi scompiglia i capelli, la musica nelle orecchie mi addolcisce l'anima, sigarette e agenda in borsa non mancano. Eccola la mia vita, in poche parole, camminare lentamente con ciò che per me è vitale per poi fermarmi, spesso, troppo spesso. Fermarmi, nascondermi, abbassare lo sguardo di fronte al mondo, vuota l'anima, vuoto lo stomaco. Lacrime ormai bloccate da mesi, rabbia quasi inesistente. Sono forse morta? Mi fermo e poi? Dopo aver infilato la testa sotto le coperte, dopo aver infierito su di me cosa faccio? E poi perchè? Il passato?
Ecco cosa faccio. Mi fermo, mi volto indietro. Vedo lei.
Estate. E' mattino ormai, le 10, anzi le 11 credo. Apro gli occhi, ed eccola la mia linfa vitale, ecco la sua voce, il suo sorriso. E' felice, mi parla, mi abbraccia. Felice perché ho dormito, felice perché ci sono, semplicemente felice. Fa caldo, l'aria che odora di erba, aria verde, aria di paese mi avvolge ed io la amo. Amo l'aria, amo lei.
Gioco un po' si, sto bene.
Autunno, credo. Non riesco a dormire se non mi tiene la mano nella sua. Non riesco a dormire se non le accarezzo le unghia, così come non riuscivo a dormire un tempo se non mi respirava sul viso, se non sincronizzavamo i respiri. Non riesco a dormire senza di lei, non farmi cadere le braccia nel vuoto, ci sono i serpenti. Ah, dannati serpenti che sempre mi accompagneranno.
Inverno, credo. Svegliarsi al mattino è un piacere, la sento mentre apre lo stipite, mentre prepara il caffè per sè e lui. Il profumo del caffè mi entra nelle narici, mi sveglia, sento il rumore del cucchiaino.. che piacere svegliarsi così. Ah, sempre amato caffè.
Primavera. Non esiste una primavera di noi? Non siamo mai sbocciate forse? Non c'è stato un inizio, o non lo ricordo? Tutto ciò che so è che l'inizo non era con te.
E poi arriva il mentre. Come non ne ho idea.
Mi ritrovo undicenne forse, con alle spalle l'infanzia in cui ci siamo tanto amate. Mi ritrovo a rientrare in casa, di sera da scuola, e chiudermi subito in stanza. Perché? Ti evitavo, eri strana, sguardo strano, gesti strani. Ti trovavo sempre nel letto, persiane chiuse, buio, dormivi, chissà. Ed io stavo meglio sola. Forse non dovevo lasciare te sola, però. Mi ritrovo a non riuscire a dormire a causa delle urla che provenivano dalla cucina, mi ritrovo in lacrime a venir da voi, mettermi in mezzo, separarvi, inerme, già piena di dolore e paura. Mi ritrovo a tornare a letto, facendomi il segno della croce, in attesa. Passa. Passerà. Anche questa sera. Anche questa notte.
Mi ritrovo ad esser svegliata al mattino da strani rumori, tu che rompi qualcosa, il pavimento (impossibile ma vero), fai rumore sul balcone, le scale, ti sento urlare, parlare, urlare, parlare. Un continuo.
Mi ritrovo, non so quando, ormai ho perso il conto, a chiudermi ancora in stanza, alzare il volume della musica al massimo, ho le mani nei capelli, le lacrime inzuppano tutto, urlo nel cuscino, nessuno mi sente, fin quando le urla non si riducono ad un muto strazio dell'anima. Mi fermo, penso, non so bene a cosa. Non so bene cosa mi frulli in testa, mi alzo, mi affaccio alla finestra. C'è la strada di sotto. Chissà se farebbe male, chissa se mi salverei. Chissà. Voglio morire.
Mi ritrovo un giorno ad uscire dalla stanza e ti vedo camminare nel corridoio, con le mani tra i capelli, li strappavi ricordo bene, avevi il viso rosso. Silenzio. Mi ritiro.
Mi ritrovo a sentirti parlare, non c'è nessuno però. Te la prendi con qualcuno, sbraiti, urli. Conversi. Con chi? Oh sì, a volte con Dio, a volte con qualcun'altro. Fa paura. Senti i i passi, sì c'è qualcuno. Fa paura.
Ti osservo. Ti da fastidio qualsiasi cosa, il titolo di un giornale, il tg, un'etichetta. Qualcuno poi è entrato in casa, ha spostato il vaso. Comincia già a non fare paura.
Alterni momenti di rabbia, di occhi iniettati di sangue, rossore ovunque, bava alla bocca, mani su di me, qualche pugno ( sì proprio come quando avevo quanto 9 anni? e mi nascondevo sotto le coperte per non farmi colpire dalla cinta che sapevi usare così bene ),  a momenti di depressione totale. Fa sempre meno paura.
Ecco arrivare gli attacchi di panico, ansia a non finire. Non respiro, mi tremano le gambe, non sento più le ginocchia.
Ricominci a fumare, un pacchetto, due al giorno. Se è di più non ricordo, faccio finta di non vedere.
Il mio lui se ne va, ( il tuo non si muoverà mai) non mangio più ormai, ho dimenticato anche come si fa a dormire. So solo piangere. Non che lui mi abbia mai aiutata con te, non so cosa mi legava-lega a lui.  Stabilità? Sicurezza? Quante volte ho guardato la strada sotto quella finestra? Non avevo mai considerato le pillole, che stupida. Non respiro, altro attacco di panico, le pillole. La faccio finita. Un secondo, due, tre. Cosa dici? Un minuto. Respira. Due minuti. Mai andata così vicina. Lascia stare. Tre minuti. Mai andata così vicina.
Stanza. Musica a volume basso questa volta. Sento la tua voce, flebile. Mi chiami ripetutamente. Apro la porta, non ti vedo. Volgo lo sguardo a terra. Eccoti, distesa. Volto rivolto verso il pavimento, braccia stese. Eccola, la tua prima volta, è arrivata, me lo dovevo aspettare. Cos'hai fatto? Pillole. Certo, la tua forza dov'è andata? Pronto soccorso.Odi tutto così tanto? No, la tua realtà ormai è un'altra. Questa vita è solo un sogno, lo so. Cioè un incubo. Il tuo. Perché ti ho salvata? Forse volevi solo morire. Forse ti avrei liberata. Cosa voglio saperne io? Noi e i nostri deliri di onnipotenza. Prima di tante altre volte. Prima di tante volte al pronto soccorso.
Tempo. Cosa accadde?
L'alcol. Arriva l'alcol. Cosa c'è da dire? Vino, birra, grappa, ogni cosa che c'era in casa, e quando non c'è stata più cosa ci voleva a comprarla? Mille bottiglie svuotate nel tuo stomaco e nel lavello, mille lotte per levartele di mano, pugni presi. Notti insonni in cui non mi alzavo più dal letto per separarvi. Alcol, sigarette, deliri, depressione, manie di persecuzione. Suicidi provati, ricoveri, lacrime, silenzi.
I miei attacchi di panico, le mie ginocchia fragili, il mio primo tonfo sul pavimento, la paura. Il respiro assente. Le ferite sulle braccia, mi sento viva almeno, dentro sono vuota. Di sentimenti, di cibo.
Tu, tu, cordone ombelicale reciso. Tu, noi. Psicologi, psichiatri,  cosa fanno contro il male di vivere?
Tutto ruota intorno a questo. Tutto ruoterà sempre intorno a questo. La tua, come la mia vita.
Forse sarò più forte, forse avrò al mio fianco qualcuno ancora più forte. Forse io non ci cadrò. Forse.
Ciò che so è che tu però non ne uscirai più. Purtroppo. La tua vita è segnata, la nostra famiglia distrutta, ma più di tutto tu sei distrutta, distrutta da te stessa. Dalla vita. Tu che alla mia età avevi un sorriso che faceva invidia, tu che conquistavi chiunque, portavi gioia ovunque. Tu che ti ritrovavi il tassista che ti aveva accompaganata a casa fuori dalla porta con un mazzo di rose. Tu che eri scappata in città proprio come me. Tu che per amore sei tornata in un paese che ti stava stretto, tra gente che ti stava stretta. Io che sto seguendo la tua stessa strada. Spero di non fare lo stesso tuo errore. Spero di salvarmi dal male di vivere.
Non avevo mai scritto tutto questo. Chissà come mi sentirò domani. Forse nulla cambierà. Certamente. Sarò ancora in attesa della vita invece di prenderla in mano e di assaggiarla come un tempo.
Tu, tu, pensiero martellante nelle orecchie, nella mente, nel cuore, nell'anima stracciata, nei graffi delle braccia.
Ciò che ormai non sai è che ti voglio bene. Che sono andata via per salvarmi. Come canta Cesare: " E se mi manchi è perché ho dato più importanza ai miei lamenti."
Ciò che non sai è che ti, vi penso. Ciò che un giorno forse dimenticheremo sono tutte le offese, le botte, quest'incubo di realtà. Chissà forse un giono vivremo nello stesso mondo, questa vita è soltanto apparenza. Tu hai in mano la verità, mamma. Chissà.
Tua figlia. Unica.

sabato 4 giugno 2011

...

Delle volte ho paura che quell'amore non finirà mai.

mercoledì 1 giugno 2011

senza titolo stavolta.

Sento i miei nervi cedere proprio come un tempo.

maschere.

Ho sempre pensato di non essere mai me stessa al cento per cento. Ho sempre pensato di indossare una maschera ad ogni ora del giorno: maschera che a volte cambia forma e colori, a volte blu, a volte rossa. Capisco solo ora che la realtà non è questa, è il rapporto con gli altri a pesarmi da sempre, ma quando son sola sono me stessa..mi conosco: proprio per questo mi nascondo.

domenica 29 maggio 2011

Mi manco.

E' vero, mi manco.
Volgo lo sguardo indietro, quando nascondevo il malessere dietro la spensieratezza: per molto tempo ho pensato che quello fosse il modo sbagliato di reagire alla vita, in realtà ora credo che ci avessi visto giusto. Ma è normale che, con gli anni, i finti sorrisi comincino a pesare, le risate vengano meno, la rabbia abbia la meglio su tutto. Però ora basta, basta. Rivoglio la me che rideva da pazzi, la me che riusciva a cogliere l'attimo, la me che aveva voglia di divertirsi, di avere uan vita movimentata, che si alzava al mattino e che, anche se non voleva affontare tutto, in un modo o nell'altro se lo imponeva. Certo però che se rivoglio questo, devo metterci in conto la disperazione che nascondevo sotto al cuscino, che lasciavo sotterrare dalla musica, che mi faceva affogare in lacrime e cattivi pensieri quando affacciandomi dalla finestra guardavo in basso verso il terreno. Devo tener in conto la violenza, ed il cuore ormai ridotto in frammenti, che ora, in qualche assurdo modo, riesco a tener insieme.
Eccomi, di nuovo al punto di partenza. Però mi manco.

mercoledì 25 maggio 2011

Questione di scelte.

Respiro profondo.
Respiro e dovrei guardarmi dentro.
Respiro ma l'unica cosa che vorrei è chiudere il mondo fuori dalla porta, barricarmi dentro questa stanza e finalmente star sola con me stessa e i miei pensieri, i miei sogni. Ogni rumore questa sera mi innervosisce
In fondo, da quando son qui, non ho neanche la possibilità di scegliere: con chi condividere il giorno, e con chi la notte.

Senza fiato.

Troppa nostalgia di qualcosa che non era...

lunedì 23 maggio 2011

Il tempo.

Bloccare il tempo. Fermarsi un attimo a riflettere,o forse ore, giorni. E' possibile? Bloccare questa sensazione di paura che mi attanaglia lo stomaco: paura di deludere chi crede in me, paura che la via che ho intrapreso non sia quella giusta, paura di non essere all'altezza delle situazioni. Paura, ovunque.
Bloccare il tempo in un istante di serenità causato da un venticello fresco, ma già dal sapore estivo, sapore che quasi potevo toccare con mano e che con grazia  si è poggiato sulle mie labbra.
Già.. l'estate è in arrivo: fermare il tempo è impossibile.

Come una bambina.

Serata all'insegna di Battisti.. Sento un estremo bisogno di essere cullata, e lui Lucio in qualche modo lo fa... Ho bisogno che qualcuno mi dica che andrà tutto bene, che nulla è una tragedia, che si può sempre ricominciare, che tutto si può affrontare, perché la Vita si può affontare giorno per giorno. Ho bisogno di sicurezze, di qualcuno che mi ami sempre e comunque, che mi sbrani con gli occhi, che questa notte mi accarezzi i capelli, cantandomi dolcemente una ninna nanna, come se fossi una bambina, una donna, una persona che ha un estremo bisogno d'amore. Di sicurezze. Di forza. A volte non so proprio dove cercarla.

mercoledì 18 maggio 2011

Troppi 'Vorrei'.

Vorrei che le parole fluissero dalla mia gola come sangue che sgorga da una ferita, lento, denso, sangue che non puoi fermare in alcun modo. Vorrei saper spiegare al mondo la bellezza che lei mi dona, la purezza che porta con sè. Da quando conosco le vere sfumature delle sue iridi, la gentilezza delle sue mani, la freschezza del suo sorriso tutto appare più semplice al mio cuore, ma diventa più complicato raccontarlo. Le parole si bloccano nel mezzo della gola, o fuoriescono a singhiozzi. Da quando guardo il cielo con occhi diversi e con un sorriso più vero.

domenica 15 maggio 2011

Mi piacerebbe.

Mi piacerebbe avere qualcuno con cui poter parlare di tutto, raccontare ogni dettaglio senza remore, inibizioni, paure.  MI piacerebbe che quel qualcuno fossi tu, e forse lo eri, ma quando entrano in gioco i sentimenti diventa complicato lasciarsi andare ad ogni pensiero, così come diventa difficile farlo con qualcuno con cui si condividono le giornate, le notti, i pasti. Ma mi piacerebbe, ecco tutto.

sabato 23 aprile 2011

Io, assurda.

E' assurdo. Vivi finalmente giornate tranquille, giornate in cui il sole ti bacia il viso, in cui rivedi volti amici che ti mancavano, volti che fanno bene al cuore, giornate costellate da risate, tante chiacchierate, giornate in cui finalmente VIVI. Sì, vivi riscoprendo la rabbia che sei capace di provare, vivi riscoprendo il tuo sorriso, vivi riscoprendo la voglia di curarti, di farti bella per te stessa, vivi riscoprendo l'amore per il sole, per il cielo, per la luce. Vivi riprendendoti piano piano un po' di te stessa. Vivi magari per qualche ora, minuto, attimo. Ma finalmente vivi.
E poi? Poi ti ritrovi rannicchiata sul tuo letto, con le ginocchia a toccare il mento, con il magone in gola, con la voglia di piangere. Ti ritrovi senza forze. Stavi forse fingendo? Non sentivi di portare una maschera. Eppure ora sei spossata. E proprio ora lui non c'è. Va via, una cena, una festa, dove c'è lei, lei che può guardare i suoi occhi.
Ho solo le lacrime agli occhi, e la voglia di farmi del male. Devo pagare la serenità di questi giorni.
E' assurdo. Io, assurda.

sabato 2 aprile 2011

Sabato sera.

Il vino, il cielo e la voglia incontrollabile di fare l'amore con te.

mercoledì 30 marzo 2011

Quando?

Non posso fare a meno di domandarmi, almeno una volta al giorno, quale sia il mio posto, e perché io non trovi mai un luogo che faccia al caso mio, un posto mio. Solo una volta ho provato questa sensazione, ma era un viaggio, chissà magari col tempo anche li mi sarei sentita in trappola, sbagliata, sola.
Dove e quando sarò me stessa? Sarò tranquilla? Dove e quando troverò quel qualcuno a cui darmi, a cui dare tutto l'amore che ho dentro? Sembra sepolto dentro me, sembra quasi cenere, ma c'è. E tu sei l'unico a conoscerlo, però so di certo che è solo una parte di ciò che mi porto dentro. Sei tu quel qualcuno che fa al caso mio?
Lo sento dentro, questa è la realtà. Come ti dico spesso ultimamente Tu fai per me. Ma quando potrò essere, vivere? Quando avrò le tue mani da stringere?

sabato 26 marzo 2011

pozzo nero.

E mi chiedo cosa sto facendo, dove sto andando, quale sarà il risultato di tutto questo.
Mi chiedo cosa sto pensando, mi chiedo il perché.
Non mi riconosco, ho così tanto bisogno della tua mano, però i miei pensieri creano immagini quasi assurde, non ci sei tu. Perché? E poi, quale sarà il prezzo che dovrò pagare per noi? Sono disposta a qualunque cosa è vero, ma mi sto autodistruggendo. Ed ho un estremo bisogno di colmare tutto lo spazio vuoto che ho dentro, perché tu non ci sei. Nulla riuscirà a farmi sentire viva, piena, ci saranno solo lacrime, e il pozzo nero dentro me si amplierà ancor di più. Scenderò ancora più in basso. Mi schiferò.
Ho così bisogno della tua mano.

manchi.

 

Lo sento
sto perdendo
la pazienza
ho i nervi tesi e
basta
sulla faccia
non c'é traccia
della tua risata
stanca
il tuo modo
di viaggiare
tra le righe senza
sosta
e mi scoppia
gia' la testa
e non hai aperto
bocca
resta chiusa
non parlare
non le dire
che anche il sole
va a morire
ogni notte
che scompare
nel bicchiere
da versare
io non ho
parole nuove
solo voglia
di aspettare
per riuscire a sentire ancora

che tu mi manchi
se mi manchi
sara' perche'
non ho piu' stemmi da lustrare
io non ho
sara' perche'
non ho piu' facce da dimenticare
se tu mi manchi
se mi manchi
sara' come
morire

lo sento
sto perdendo
l'alta quota
volo basso e non c'e'
vento
che mi spinga
verso il sole
per sentirlo respirare
quanto basti
per tornare
a far finta di
morire
ancora un giorno
e poi un altro
e un altro ancora
e ancora
manchi
come l'aria
e manchi
come il sale
e manchi
prima al cuore
poi alle mani
e poi al mio dolore
senz'avere
piu' parole
da versare
solo sete
da calmare
solo voglia
di sapere e sentire
ancora
ancora

che mi manchi
se mi manchi
sara' perche'
non ho piu' stemmi da lustrare
io non ho
sara' perche'
non ho piu' facce da dimenticare
se tu mi manchi
se mi manchi
sara' perche'
non ho piu' stemmi da lustrare
io non ho
sara' perche'
non ho piu' facce da dimenticare
io non ho
non ho piu' niente da doverti ricordare
io non ho
piu' giorni da dover scordare
almeno un po'

ho solo stelle da guardare
un cielo nero da riempire
e manchi
se mi manchi
sara' come
morire
                                               -Negramaro-

venerdì 25 marzo 2011

Vuoto.

Ho bisogno di colmare il vuoto che tu mi lasci. Ho bisogno di colmare le tue assenze.
Insegnami a vivere senza di te.

giovedì 24 marzo 2011

Magari.

Sì lo ammetto: la voglia di te mi toglie anche l'aria.
Sì lo ammetto: la sera prima di addormentarmi, quando tutto tace, immagino le tue mani su di me.
Sì lo ammetto: ho bisogno, ho voglia della tua pelle.
Sì lo ammetto: immaginare le tue labbra su di me mi fa girar la testa. E a tratti riesco a sentirle anche.
Sì, purtroppo, colmerò tutto questo in un altro modo, magari con un po' di alcol in più e altre labbra sulle mie.
Sì magari succederà questo, magari non saprò fermarmi. Magari immaginerò che saranno tue quelle labbra e quelle mani a sfiorarmi. Magari poi me ne pentirò, lo so già.
 C'è da dire solo magari.

mercoledì 2 marzo 2011

Odio.


Avere nelle orecchie le continue lamentele degli altri. Odio tutte queste parole che escono dalle vostre bocche, le continue lagne, senza nè capo nè coda.
Odio questo continuo piangersi addosso. Dio, muoio dentro, ma non vengo a dirvelo ogni secondo della giornata.

giovedì 17 febbraio 2011

Pensieri illogici.

E se ti voltassi le spalle?
No, non è un pensiero concreto, è una semplice domanda che rivolgo a me stessa e a te che non leggerai.
In realtà so cosa mi aspetterebbe, il buio. Buio più profondo di quello che questa sera mi ha avvolta come spesso capita durante l'attesa, l'attesa di te.
Sarebbe un buio straziante, sentirei la pesantezza del cielo schiacciarmi ogni attimo, sentirei la luce del sole opprimermi. Nessun lampo di luce squarcerebbe la notte che mi assalirebbe.
Non posso sopportare questo. No, non sono una suicida tanto risoluta.

mercoledì 16 febbraio 2011

La mia buona compagna Solitudine.

Sola, cazzo, lasciatemi star sola. E' tanto difficile da capire?
Andando via di casa pensavo sarebbe finita questa sensazione di oppressione, di sguardi da evitare, di parole trattenute, di rabbia repressa. E invece tutto torna. Sempre. Sempre.
Odio stare a disposizione degli altri, avanzando falsi sorrisi, false preoccupazioni. C'è falsità in tutto. Odio farlo perché mi son abituata al vuoto intorno a me.
Cazzo, sì, vorrei solo spegnere la luce, o infilare la testa sotto le coperte e mandare a farsi fottere tutto il resto.
Ho bisogno di silenzio e solitudine. Non di ascoltare sempre, costantemente, i bisogni degli altri.
Starei qui, a lasciarmi morir di fame. Starei qui, ad aspettare solo te.
Al diavolo tutti
.

Brucia.

Non posso far tornare indietro il sole. E non posso far  in modo che ci scaldi insieme.
Allora dimmi: Cosa posso?
Sono nuda di fronte a te, da quel primo sguardo, da quel primo battito di vita in me.
Sono nuda e sono tua. Nuda e piena di dolore, di frustate sulla schiena, di ferite ancora fresche, che bruciano, e si mangiano via anche l'anima mia. Sale, sale, su queste ferite. Sale e sangue, ovunque. Tra queste lenzuola prive del tuo profumo. In questo cielo privo di colore, privo di consistenza. Vedo una sola stella, quella che tu ami, sì Lei, a cui ti rivolgi in mezzo alle lacrime, che versi fuori e dentro, quando hai l'alcol che ti scorre nelle vene, quando perdi il senso, e quando lo riacquisti insieme a me.
Le tue vene, dio, quelle vene che percorrono le tue braccia così come vorrei fare io, quelle vene in cui vorrei essere io, drogarti io, ubriacarti io. Salvarti, afferrarti, scuoterti infilzando la mie unghia nella tua pelle.
Brucia, brucia, brucia.

martedì 15 febbraio 2011

Ti aspetto.


Ti sto aspettando, mio Signore.
Ti aspetto da giorni ormai troppo lontani per poterli riportare alla memoria. Ti aspetto perchè l'Inferno è ormai vicino, ma non avrebbe senso giungervi senza te. Ti aspetto perchè le fiamme bruceranno in modo così piacevole da non desiderare altro. Ti aspetto per percorrere la strada insieme: oh sì, neanche l'Inferno avrebbe gusto, senza te.