venerdì 27 luglio 2012

Wish you were here.


Così, così pensi di poter distinguere
il paradiso dall'inferno?
Cieli blu dal dolore?
Puoi distinguere un campo verde
da un freddo binario d'acciaio?
Un sorriso da un velo?
Pensi di essere capace di distinguerli?

E ti hanno portato a barattare
i tuoi eroi con dei fantasmi?
Ceneri roventi per degli alberi?
Aria bollente con una fresca brezza?
Una magra consolazione per il cambiamento?
E hai scambiato una parte da comparsa in guerra
con un ruolo di comando in gabbia?

Come vorrei, come vorrei che tu fossi qui.
Siamo solo due anime perse 
Testo trovato su http://www.testitradotti.it
 
che nuotano in una boccia per i pesci.
Anno dopo anno,
correndo sempre sul solito terreno,
cosa abbiamo trovato?
Le stesse vecchie paure.
Vorrei che tu fossi qui.

                                  Pink Floyd

solo o già.


Sono passati solo tre mesi.
Dico solo perché, a volte, quando volgo lo sguardo indietro mi appare tutto così distante, un'altra vita, una vita parallela che io non ho vissuto, che non ha niente a che vedere con me e con la realtà.
Sono passati già tre mesi. 
Dico già perché, a volte, mi sembra di esserci così dentro, come se tutto fosse successo ieri, come se i nostri sguardi si fossero incrociati appena qualche istante fa. Come se fossi andato via adesso, o come se fossi ancora qui.
Solo o già. Non importa. Il dolore è così grande, non accenna a diminuire, piuttosto la voragine si allarga sempre più e la mancanza è sempre più feroce. La tua assenza si tocca con mano.
Solo o già. Nel frattempo il mondo è andato avanti, il tempo è trascorso, inesorabile, vive di vita propria.
E spesso è inaccettabile. Inaccettabile che tutto continui, ogni persona su questa Terra prosegue lungo la sua strada, le stagioni si susseguono, il sole continua a sorgere, la notte a venire, si continua a ridere, ad andare a ballare, ad uscire per un caffè, l'aperitivo, a studiare per un esame. Anche quando il mondo sembra stia per crollarti addosso, quando manca il respiro, quando le lacrime t'invadono e arriva la tachicardia.
Tutto prosegue. Perché è questa la vita. E' così che va il mondo. Perché bisogna accettarlo.
Anche se sono mesi che non riesco a leggere un libro per bene, non riesco a scrivere più di qualche riga, non riesco a stare calma per più di qualche minuto, non riesco a studiare, ed il tuo pensiero si fa prepotente nei momenti più inaspettati. Come un fulmine. A squarciare la realtà.
Ma tutto prosegue. E non sei più solo. Ora ci sono un cuore di mamma e un cuore di nonna a prendersi cura di te. Anche se non volevi, non avresti mai voluto. E piangevi perché sapevi. Prima di tutti noi.
Ma tutto prosegue. L'università, sono riuscita a cavare fuori qualcosa, e so che ne sei felice.
Tutto prosegue. Roma negli ultimi tempi è stata più buona con me, ha fatto da cornice a molte sere in cui sono stata me stessa, ho sorriso con le lacrime agli occhi, ho saltellato per strada, ho camminato leggera, ho ballato, ho stretto una mano di cui mi sono fidata, per poco ma l'ho fatto. Mi sono lasciata andare. Senza bisogno di una qualche spinta. Mi sono sbloccata un po', la trovo una cosa meravigliosa.
Poi ho riso da pazzi, sono stata silenziosa come al mio solito, mi sono ritagliata i miei spazi, ho mangiato porcherie fino a stare male, e ho bevuto fino a stare male. Sì, lo so, non dovrei neanche fumare!
Ho raggiunto anche la consapevolezza di dovermi fare un favore quindi a ottobre le cose cambieranno, la casa cambierà assieme ad i suoi componenti. Perché non voglio ulteriori motivi per stare male, perché voglio rispettarmi.
E ho amato. Oggi pomeriggio ho amato di nuovo. Ho amato i suoi occhi, il suo sorriso incerto, il suo rossore, il silenzio imbarazzante tra noi, silenzio carico di tante cose passate, presenti, silenzio denso di parole tra i nostri cuori e la nostra pelle. Ho amato così come amo solo lui, dopo tutti questi anni, ancora ho tremato solo davanti a lui. So quanto gli volevi bene. So che ci vorresti vedere ancora insieme ma sai che non è possibile, anche se dire la parola "impossibile" a te non è concepibile. Ed hai ragione. Ma non ce la facciamo. Sì, hai ragione, mi correggo, non c'impegniamo, e siamo due codardi che non riescono ad imboccare l'una o l'altra strada.
Ed ho abbracciato. Come facevi tu. Abbracci profondi, pieni di affetto.


Ti ho mandato una lettera un mese fa, chissà se l'hai ricevuta. Vorrei tanto dirti che la tua assenza è assordante. Che ci riempivi la vita. Lo sai. Che vorrei ritrovare il sorriso immenso con il quale mi accoglievi nella stanza in cui eri ricoverato, vorrei vederti ancora mentre mi lasci un po' di spazio sul tuo letto e mi fai sdraiare accanto a te.
Ma tutto prosegue. E quando manchi più di quanto sia concepibile cerco di riempirmi guardandoti, nutrendomi dei tuoi occhi. Non l'ho fatto abbastanza, eppure durante gli ultimi giorni non facevo altro.
Tutto prosegue anche se la morte è ormai un pensiero costante di tutti i i giorni, e in questi mesi ho capito che voglio ancora il mio tempo. Anche se guardando le rotaie penso a quanto sarebbe facile porre fine a questi anni, anche se a volte è solo il male ad essere presente, ad invadere la mente fino a farmi dimenticare il buono che c'è, ho capito che voglio ancora tempo.
Tutto prosegue. E questa sera ho scritto più di qualche riga, vedi?
 E domani saranno tre mesi. Tre mesi senza te.